Antonio Giosa. Giotto le forme del sacro

pdfAL MUSEO  “CASA DI GIOTTO” A VICCHIO DEL MUGELLO,  LA MOSTRA  “ANTONIO GIOSA. GIOTTO LE FORME DEL SACRO”

“Antonio Giosa. Giotto le forme del sacro ”  è organizzata da “La Maya Desnuda” di Forlì in collaborazione con il Comune di Vicchio del Mugello e con l’Associazione artistico-culturale “Dalle terre di Giotto e dell’Angelico” e sarà aperta al pubblico fino al 19 Novembre 2017.

Sabato 21 Ottobre 2017
in orario 10-13 e 15-19.

Info: 055 8439224 – cell. 334 2604929

Si intitola “Antonio Giosa. Giotto le forme del sacro ” la mostra che sarà inaugurata Sabato 21 Ottobre 2017 alle ore 17 al Museo “Casa di Giotto” a Vicchio del Mugello, alla presenza del Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Carlotta Tai e del Presidente dell’Associazione “Dalle terre di Giotto e dell’Angelico” Giuliano Paladini.
L’esposizione, curata dal critico d’arte Silvia Arfelli in occasione del 750° della nascita di Giotto da Bondone. proporrà una ventina di opere da parete e a tutto tondo di varie dimensioni,  ed è ispirata ad una rilettura della produzione plastica dello scultore forlivese, in riferimento alle sedimentazioni artistico-visive che ne hanno contaminato il tessuto intellettuale in relazione al primato giottesco, e che si sono espresse poi nella sua poetica.

“Non è azzardato il confronto fra la ricerca scultorea contemporanea ed il solido ed espressivo plasticismo giottesco: la sacralità espressa oltre ogni astrazione, riflette in Giotto sensibilità volumetriche che lo portarono a definire lo spazio come valore, attraverso compiutezze stilistiche e formali che  suggeriscono analogie e derivazioni. La mostra ricerca e riallaccia legami filologici: come se Giosa, in un’azione a ritroso, volesse ricondurre a valenza geometrico-simbolica quelle forme che Giotto aveva saputo realizzare “più vere del vero”; ma in mezzo ci sono sette secoli di storia dell’arte, le cui sperimentazioni consentono allo scultore il ritorno ad una rappresentazione essenzialmente scarna e sintetica, che solo in una medesima spiritualità può trovare possibilità interpretative univoche”

scrive Arfelli nella presentazione all’esposizione.

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